Ormai settantenne, Nabil El-Maghraby, accusato di aver complottato per l’uccisione dell’ex presidente Anwar el- Sadat, è stato rilasciato dopo aver trascorso 32 anni di prigionia. È uno dei più vecchi prigionieri politici egiziani.
El Maghraby, legato agli ambienti salafiti, era un ufficiale dei servizi segreti egiziani e fu arrestato nel 1979, perchè tra i maggiori sospettati per l'assassinio del presidente Anwar el-Sadat del 6 ottobre 1981. Ma a quell’accusa si erano poi sommate una condanna per tentativo di fuga e un’altra , per 25 anni, con l'accusa di aver complottato anche contro il regime egiziano di Moubarak. Due anni fa, ai tempi del faraone, gli avevano dato l’eragastolo. Era finita per lui.
Ma poi è arrivata la primavera araba. Tra le masse varie e variegate che marciavano a piazza Tahrir, al Cairo, la sua foto difficilmente passava inosservata, portata alta nella mischia, con la richiesta di una sua liberazione. E’ un personaggio popolare al Maghhraby. Non è un caso se Moubarak ha fatto ben attenzione a non liberarlo negli anni passati. Nel 2009, Nabil al-Maghraby, presentò un ricorso dinanzi al Tribunale amministrativo contro il Procuratore Generale e il Ministro degli Interni chiedendo l'amnistia a causa della sua condizione di salute che peggiorava. Dal tribunale non arrivò nessuna risposta, nonostante il fatto che altri prigionieri avevano ottenuto la scarcerazione per motivi di salute, pur avendo trascorso solo tre anni in prigione.
Il dopo Moubarak ha visto il rilascio di numerosi prigionieri politici, molti dei quali appartenenti proprio a quella temuta galassia salafita, della quale fa parte anche al Maghraby. Per il giornale egiziano al Masry al youm, la sua è una figura di spicco della jihad islamica. Ecco perché la notizia della sua liberazione è senz’altro un’altra vittoria per i salafiti, che ne chiedevano la liberazione. La rottura verso il vecchio regime e la riconciliazione ha anche questo prezzo. L’unica speranza, dicono i timorosi, è che la sua liberazione possa essere fatta con buon senso, nella speranza che non rappresenti più nessun pericolo. Un fatto però rimane: la sua libertà è un’altra rivincita per i salfiti in Egitto.