Ciao Karima,
leggendo il tuo pezzo sul velo-burqa, mi è piaciuto molto perché mi ha fatto pensare a Londra, dove vivo al momento (io nel frattempo sono diventata un medico e mi sto specializzando in Neurologia, sono qui a perfezionarmi sui disturbi del movimento e a fare ricerca), qui la situazione è molto diversa. Questa è una città in cui non esiste la diversità, perchè siamo tutti diversi. Siamo tutti immigrati, tutti con la nostra storia e la nostra cultura, con il passato e con il presente. Qui c'è una concentrazione di razze e religioni che è quasi estasiante. E c'è un livello di rispetto, mediamente, che mi lascia sorpresa ogni giorno, sempre. Io lavoro con medici che hanno il velo, il turbante, il punto rosso in mezzo alla fronte, quella "papalina" sulla testa che gli Ebrei portano (avrà un nome, ma lo ignoro!). Lavoriamo tutti insieme, tutti con lo stesso scopo, e in un certo senso qui gli Ebrei lavorano con gli arabi, gli induisti con i musulmani, e i cristiani con tutti quanti. Il mio stesso nome, che in Italia passa indifferente, è oggetto di grande interesse per i miei pazienti "Are you Jewish? Are you Muslim?". Ma quando dico "No, I'm Italian, and I'm Catholic", loro mi guardano come una sorella speciale, per questo nome che appartiene alla tradizione biblica, ed è caro agli uni e agli altri.
Qui ci sono molte donne con l'ijab, moltissime. Specie in East London, che è un pezzo di islam trapiantato a Londra. Ci sono anche donne col burqa, ne ho viste in giro. Ci sono poi anche quelle che portano un velo più corto dell'ijab ma che copre solo il capo, non le spalle, ma lascia appena uno spiraglio per gli occhi.
Beh sai qual è la magia di questo posto? E' che io tutto questo non lo noto più. Certo, in East London avrei a volte voluto fermare una di quelle donne per chiederle di spiegarmi il senso-perchè io il senso non lo so, e pertanto non lo capisco. Però tutto questo diventa parte di ciò che vedi: al supermercato, per strada, in metro, in corsia, al bar, ovunque. Io il velo non lo vedo più. E penso a quanto siamo indietro in Italia. A quanto maledettamente siamo indietro. Non esistono persone di origine straniera in parlamento, non esistono professori straneri in Italia. L'Italia appartiene agli italiani. Al Nationa Hospital for Neurology and Neurosurgery il mio capo è il massimo esperto mondiale del settore ed è indiano, il miglior epilettologo del mondo lo abbiamo noi ed è brasiliano, il più grande neurochirurgo funzionale per il Parkinson è libanese (Immagini un Prof Libanese in Italia? NO!). E' questa la meritocrazia.
Ho la speranza di riportare in Italia un po' della tolleranza che respiro qui, e sempre mi chiedo: come si fa a non capire che le differenze sono ricchezza? Che più una persona proviene da una cultura diversa e più avrà da insegnarmi qualcosa di nuovo? Siamo indietro, ma ho la speranza che la generazione di quelli che viaggiano, come me e te, migliori un po' il nostro paese.
Un abbraccio!